La chiesa matrice

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Oggi intitolata a S. Maria delle Grazie, è probabilmente di epoca medioevale (XIII sec., ma la più antica memoria della chiesa è del 1454). È stata in gran parte ricostruita nel primo decennio del XX sec. e decorata dal famoso Capobianco, lo stesso che aveva già operato nella Cattedrale di Rossano. Tra gli elementi architettonici più significativi spicca il rosone sulla parete frontale, scolpito in pietra viva del posto. Il massiccio portale originale era in castagno, ma è stato sostituito negli anni Sessanta da uno in metallo.

All’interno della chiesa i restauri e i cambiamenti si sono succeduti a più riprese. Il pavimento attuale risale anch’esso agli anni Sessanta. Un tempo, l’altare maggiore e il corpo della chiesa erano separati da una balaustra in marmo bianco, con motivi a intaglio, che riprendevano quelli dell’altare, mentre un cancelletto in ferro chiudeva la balaustra. Il tutto venne poi eliminato negli anni Settanta, in seguito forse alle nuove esigenze di un dialogo più aperto tra Chiesa e fedeli. All’occasione venne aggiunto l’altare oggi in uso e il pavimento venne rialzato. Il matroneo è stato ripristinato negli anni Novanta, e all’occasione è stato restaurato anche il tetto a cassettoni.

La torre campanaria regge due grosse campane liturgiche; le originali sono purtroppo oggi perdute (sostituite negli anni Sessanta), ma la gente ne ricorda il suono poderoso, che si udiva fin nelle campagne. Il loro funzionamento era manuale: il sacrestano saliva sulla torre e suonava per la messa, oppure il mezzogiorno e il vespro. Oggi il funzionamento del sistema è automatico e non segna più la divisione del giorno. Sulla torre campanaria spicca un orologio e, al di sopra, sostenute da una costruzione esterna ad arco, le due campanelle dell’orologio – originali. Una di esse segna le ore, l’altra i quarti d’ora. Il funzionamento è oggi automatico, ma fino agli anni Settanta la ricarica avveniva a mano, tramite un sistema di pesi su corde d’acciaio, e ogni sera una persona del posto, mastru Fulippu “u scarparu”, aveva il compito di ricaricarlo.

Una serie di dettagli rivelano la storia travagliata della costruzione della chiesa, come la finestrella bizantina sulla parte bassa del campanile, sul lato sinistro della chiesa, le quattro epigrafi situate sul lato destro, due delle quali databili (1543, 1644), e il cosiddetto “arco del Cimitero”. Questo doveva essere le porta d’entrata dell’ossario, poiché un tempo i morti venivano seppelliti sotto la chiesa e quando le fosse erano piene si esumavano i cadaveri e le ossa venivano ammucchiate nel “Cimitero”, ovvero nell’ossario. In un angolo nel “Cimitero” esisteva un tempo una colonna, datata 1661, soppressa ai primi del Novecento duranti i lavori di restauro.

Nella sacrestia della chiesa si conserva un antico crocifisso in legno. L’argenteria parrocchiale non è abbondante ed è costituita da una croce a stilo processionale, un ostensorio, un calice e un secchiello con aspersorio: tutti oggetti del XVIII secolo, provenienti da una rinomata fabbrica napoletana.

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Bibliografia AA.VV., Calabria jonica, Guida alle risorse del territorio, Comunità Montana Sila Greca, Rossano 1998
AA.VV., Itinerario storico turistico di Pierapaola e dintorni, Associazione per il gemellaggio Pietrapaola-Warstein, Rossano 2004
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